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Onde d’urto

Onde d’urto: uno strumento in più per trattare dolore e tendinopatie

Da oggi nel mio studio è disponibile una nuova tecnologia che mi permette di essere ancora più efficace nel trattamento del dolore muscolo-scheletrico: le onde d’urto.
Ho scelto di investire in questa terapia perché, in alcune condizioni ben selezionate, le evidenze scientifiche mostrano risultati concreti. E come sempre, il mio obiettivo è fornire ai pazienti strumenti efficaci, sicuri e supportati dalla ricerca.

Cosa sono le onde d’urto?

Si tratta di impulsi acustici ad alta intensità, erogati in modo controllato sulla zona da trattare. Sono state inizialmente sviluppate per la litotrissia (cioè per rompere i calcoli renali), ma da diversi anni trovano un utilizzo sicuro e validato anche in fisioterapia.

A cosa servono?

Le onde d’urto sono particolarmente utili per stimolare la guarigione dei tessuti in condizioni croniche o resistenti ad altri trattamenti.
Agiscono su tre fronti principali:

  • Effetto antinfiammatorio: stimolano la vascolarizzazione e il turnover cellulare.

  • Effetto analgesico: modulano la trasmissione del dolore.

  • Stimolo rigenerativo: aiutano la riparazione di tendini e tessuti molli.

Quali patologie possono trarne beneficio?

📌 La letteratura scientifica supporta l’efficacia delle onde d’urto in:

  • Tendinopatia achillea

  • Fascite plantare con o senza sperone calcaneare

  • Epicondilite (gomito del tennista)

  • Tendinopatia della cuffia dei rotatori

  • Sindrome dolorosa trocanterica (anca)

  • Tendinopatia rotulea

  • Punti trigger miofasciali
    Non sono la bacchetta magica, ma in casi selezionati possono fare la differenza, soprattutto quando altri trattamenti hanno dato risultati parziali o temporanei.

È dolorosa? Quante sedute servono?

Il trattamento può risultare fastidioso, soprattutto se la zona è già infiammata, ma la seduta dura pochi minuti e l’intensità viene adattata alla soglia di tolleranza del paziente.

In genere servono 3-5 sedute, a distanza di 5-7 giorni l’una dall’altra, integrate nel percorso fisioterapico.

Perché ho deciso di introdurla nel mio studio

Nel mio lavoro metto sempre al centro la persona, non il macchinario. Le onde d’urto non sostituiscono il movimento, l’esercizio, la terapia manuale o l’educazione.
Ma in alcuni casi ben selezionati, possono accelerare i tempi di recupero e sbloccare situazioni cliniche complicate. Per questo ho scelto uno strumento di alta qualità (Swiss DolorClast®), tra i più affidabili e validati a livello internazionale.


Hai un dolore cronico tendineo o muscolare? Contattaci per una valutazione.

Non esiste una terapia “miracolosa”, ma esiste una buona fisioterapia supportata da evidenze e ragionamento clinico. Se le onde d’urto sono adatte al tuo caso, saranno integrate nel tuo percorso, non usate “a pacchetti”.

📞 Vuoi saperne di più? Scrivici o chiamaci, la prima valutazione è sempre personalizzata.

Fascite plantare

FASCITE PLANTARE

COS’È LA FASCITE PLANTARE?

La fascite plantare è caratterizzata da un dolore sulla pianta del piede. Il dolore può essere localizzato sulla parte interna vicina al calcagno, da dove parte la fascia plantare, oppure a metà della pianta del piede. Il dolore è maggiore durante i primi passi e quando si eseguono attività in piedi, soprattutto in seguito a periodi di riposo o al mattino. Se non trattato correttamente può durare per diverso tempo e in alcuni casi diventare una condizione cronica.

 

INSORGENZA DEI SINTONI E DIAGNOSI

La fascite plantare è un infortunio molto frequente sia nella popolazione sportiva (soprattutto in chi corre o in sport in cui la corsa è predominante), sia in soggetti di mezza età tendenzialmente sedentari. Ci sono molti fattori che possono contribuire a sviluppare sintomi di fascite: riduzione della mobilità della caviglia, debolezza muscolare, rigidità delle articolazioni del piede, alti livelli di stress, ansia, depressione. Le cause che hanno però maggior importanza sono:

  • Un BMI alto, cioè essere in sovrappeso
  • Eseguire attività in cui si sta molto tempo in piedi o sport in cui la corsa è preponderante
  • Cambiare le proprie abitudini (il fattore più importante); per le persone sedentarie è tipica l’insorgenza di dolore in seguito a weekend in cui si cammina molto, o cambi sul lavoro o nelle attività in cui si incrementa molto l’attività, anche solo camminare. Per gli sportivi riprendere dopo un periodo di stop, oppure incrementare il volume o l’intensità di allenamento e ridurre i tempi di recupero.

La diagnosi di fascite plantare in realtà è semplice. Il dolore deve essere presente o sulla pianta del piede oppure sull’interno del piede vicino al calcagno. Il dolore aumenta alla pressione manuale e alla palpazione si deve evocare il dolore familiare al paziente, cioè un dolore simile a quello che sente durante le attività specifiche.

 

TRATTAMENTO

Pur essendo una condizione molto frequente il trattamento migliore non è ancora stato individuato con certezza. I tre interventi principali sono: educazione, stretching della fascia plantare in combinazione con esercizi e bendaggi di tipo low dye.

I ricercatori indicano l’educazione come l’intervento principale e più importante. Bisogna informare adeguatamente i pazienti circa la loro condizione, rassicurarli della prognosi favorevole, spiegargli come gestire il dolore e le attività impostando programmi personalizzati e individuali per ciascuna persona al fine di ottimizzare l’intervento riabilitativo. Bisogna consigliare, in un primo momento, di evitare di stare in piedi per lungo tempo o camminare per i più sedentari e di ridurre l’attività di corsa per gli sportivi, al fine di diminuire lo stress esercitato sulla fascia. Infine può essere utile cambiare la scarpa, nel breve periodo, e trovare una calzatura che riduca la sintomatologia. Il discorso è comunque soggettivo e va discusso tra paziente e fisioterapista.

Quando questi tre interventi non sono sufficienti per risolvere il problema, tendenzialmente la fascite plantare curata correttamente si risolve in 4-6 settimane, è utile pensare ad altri trattamenti quali laserterapia, onde d’urto o perdita di peso per le persone in sovrappeso o anche fabbricare delle solette personalizzate per la volta plantare. Importante però che sia le solette che il cambio di scarpa avvenga solo per il periodo di dolore, in quanto non sono utili, anzi forse anche dannosi, nel lungo periodo.

 

CONCLUSIONE

La fascite plantare è una condizione dolorosa del piede che colpisce sia le persone sedentarie che le persone sportive. È abbastanza frequente e se non trattata correttamente può protrarsi per diverse settimane, addirittura mesi. I cambi negli allenamenti o nelle attività comuni sono la causa principale di insorgenza del dolore. La fisioterapia aiuta tramite l’educazione rispetto alla gestione del dolore e delle attività, l’esecuzione di esercizi di stretching e di bendaggi di tipo low dye. In aggiunta si possono eseguire terapie fisiche come laserterapia e onde d’urto o utilizzare nel breve termine solette personalizzate.

 

Referenze:

Morrissey D, Cotchett M, Said J’Bari A, Prior T, Griffiths IB, Rathleff MS, Gulle H, Vicenzino B, Barton CJ. Management of plantar heel pain: a best practice guide informed by a systematic review, expert clinical reasoning and patient values. Br J Sports Med. 2021 Mar 30:bjsports-2019-101970. doi: 10.1136/bjsports-2019-101970.

Thomas MJ, et al. Plantar heel pain in middle-aged and older adults: population prevalence, associations with health status and lifestyle factors, and frequency of healthcare use. BMC Musculoskelet Disord. 2019.