DISTURBI DIGESTIVI E CORSA

Articolo scriddo dalla Dott.ssa CANIL Stefania

In media, tra il 30 e il 50% degli sportivi che praticano sport di resistenza, come la corsa, soffrono di disturbi digestivi durante lo sforzo. Secondo alcuni studi, la percentuale raggiunge addirittura il 90%.

Il 39% di coloro che praticano corsa di fondo e fino al 50% dei triatleti ammette di essere ricorso ad automedicazione per contrastare la sintomatologia durante la performance.

Le cause dei maggior disturbi digestivi sono principalmente tre:

  • Ipoperfusione a alterazione della permeabilità intestinale: conseguente a disidratazione, diminuzione del volume di sangue al sistema digestivo e calore.
  • Stress meccanico: mini-traumi ripetuti per l’impatto dei piedi, posizione sulla bici e aspirazione dell’aria durante il nuoto.
  • Alimentazione inadeguata: introduzione di alimenti troppo ricchi in proteine e grassi, fibre, FODMAPs, idratazione e bilancio energetico.

Il primo aspetto è parzialmente inevitabile con la pratica sportiva, infatti durante la corsa il flusso di sangue ossigenato verso l’intestino si riduce dell’80% perché è indirizzato verso i muscoli e la pelle, per la dispersione del calore. Inoltre aumenta la permeabilità della barriera intestinale, facilitando il passaggio dei batteri nel circolo sanguigno, dove provocano un’infiammazione (da qui nausea, mal di pancia, dissenteria, ecc…).

Sul secondo aspetto è possibile intervenire lavorando su postura e corretta respirazione; ma è sul terzo fattore che abbiamo maggiore possibilità di intervento.

Principi base da rispettare a livello nutrizionale:

  1. Consentire un tempo di digestione sufficiente dall’ultimo pasto,
  2. Evitare gli alimenti ricchi di grassi.
  3. Ridurre l’apporto di fibre nelle 24 ore antecedenti lo sforzo,
  4. Evitare i cibi che irritano e rendono difficoltosa la digestione (alcool, cibi piccanti, ecc…),
  5. Consumare prima e durante la performance cibi già conosciuti e non sperimentare novità in questo frangente,
  6. Evitare l’assunzione di aspirina o FANS,
  7. Assicurare un buon livello di idratazione.

Fare una scelta consapevole dei carboidrati da introdurre permette di diminuire i disturbi digestivi.

E’ consigliato consumare massimo 60 gr/ora di glucosio e maltodestrine e massimo 30 gr/ora di fruttosio. Mantenere comunque un rapporto 2:1 quando l’assunzione di carboidrati supera i 60 gr/ora.

L’intestino si adatta: alleniamolo nel modo giusto?

L’intestino è un organo che si adatta ed è possibile allenarlo per diventare più tollerante verso il consumo di cibo durante lo sforzo fisico. Per farlo è necessario:

  • svolgere lunghe sessioni di allenamento includendo l’assunzione di cibo;
  • mantenere un buon apporto di carboidrati nella dieta quotidiana;

Gli atleti che non sono abituati a mangiare durante l’attività fisica, hanno un rischio doppio di sviluppare problemi digestivi se consumano liquidi o cibo durante lo sforzo.

Alcuni alimenti contengono una maggiore quantità di glucidi più fermentabili. La loro digestione può risultare più impegnativa per persone già più predisposte e sensibili.

Disturbi digestivi e corsa: cosa fare in pratica?

I FODMAPs (oligosaccaridi, disaccaridi, monosaccaridi e polioli fermentabili) sono alimenti ricchi di glucidi fermentabili e vanno pertanto limitati.

Nella dieta degli atleti li possiamo trovare in:

Alimenti ricchi in lattosio: latte, yogurt;

Frutta o verdure ricche in fruttosio: fichi, ciliegie, mango, anguria, mele, pere, miele, barbabietole;

Cibi con elevati fruttani e GOS: datteri, anacardi, pistacchi e prodotti a base di grano;

Alimenti ricchi in polioli: barrette e supplementi proteici, albicocche secche, supplementi di elettroliti, gomme da masticare e caramelle senza zucchero;

Ottime alternative a tali alimenti , essendo bassi in FODMAPs, sono:

latte e yogurt senza lattosio, melone, uva, banana, arancia, piccoli frutti, prodotti senza glutine, farro, gallette di riso, gallette di mais, prodotti contenenti zucchero reale.

Inoltre, se sono previste competizioni importanti, è possibile valutare nei quindici giorni precedenti alla competizione una supplementazione di probiotici che migliorano l’equilibrio del microbiota intestinale e di prebiotici che favoriscono la crescita della microflora. Risultano importanti gli estratti secchi di curcuma e zenzero in quanto favoriscono i processi digestivi e proteggono la mucosa gastrica anche dai radicali liberi. Può essere utile anche l’aloe vera gel priva delle foglie (contengono antrachinoni ad effetto lassativo) per la sua azione lenitiva.

 

Per maggiori informazioni e se i problemi intestinali vi limitano nella vostra attività contattateci!

DOLORE CERVICALE IN EPOCA DI SMART WORKING

Prima di iniziare a parlare del dolore cervicale in epoca di smart working vorrei ringraziare il Gruppo Terapia Manuale (GTM) e Associazione Italiana Fisioterapisti (AIFI) per la realizzazione di questo ottimo opuscolo educativo completamente gratuito e scaricabile.

Cosa si intende per dolore cervicale?

Il dolore cervicale, o male al collo, è per definizione localizzato in quella regione anatomica delimitata superiormente dalla base del cranio (occipite) e inferiormente da una linea immaginaria che passa all’altezza delle scapole.

È la seconda causa di disabilità, preceduta solo dal mal di schiena, e si stima che fino al 70% della popolazione sviluppi dolore al collo nella propria vita. Sebbene nella maggior parte dei casi sia una problematica benigna e la prognosi sia favorevole, spesso il problema può diventare persistente e quindi causare disabilità prolungata a chi ne soffre. Per le caratteristiche fisiche, psicologiche e sociali del problema, il dolore al collo è associato a una riduzione della qualità di vita, della produttività lavorativa e a limitazioni funzionali. Come tutti i disturbi muscolo-scheletrici, anche il dolore cervicale ha un’eziologia multifattoriale. Viene definito come disturbo non specifico in quanto non determinato da specifiche problematiche traumatiche o acute, ma è una sintomatologia subdola attribuita a cause di origine posturale e meccanica.

Questa condizione dolorosa non deve essere sottovalutata poiché può sfociare in tensione muscolare e in rigidità di tutto il rachide, generando mal di testa, problemi temporo-mandibolare fino ad arrivare a vertigini, nausea e alterazione dell’equilibrio.

Chi è più a rischio?

La popolazione più colpita da questo disturbo sono le donne tra i 40 e i 50 anni, anche se sono affetti uomini e donne di tutte le età.

Le categorie più colpite sono gli impiegati, chi fa lavori da scrivania e chi è costretto molte ore al giorno a lavori su videoterminali. Il motivo per cui il dolore cervicale affligge queste categorie di lavoratori è complesso e bisogna considerare sia fattori personali che relativi al lavoro stesso. I maggiori fattori di rischio occupazionali per l’insorgenza di un nuovo episodio di dolore al collo sono:

  • Impegno lavorativo elevato e stressante
  • Presenza di un ambiente di lavoro ostile con scarsa organizzazione
  • Mansione lavorativa non decisionale e non variabile
  • Scarsa soddisfazione per l’ambiente di lavoro e basso sostegno tra i colleghi,
  • Utilizzo elevato dei videoterminali.

A questi elementi vanno aggiunti fattori di rischio personali non modificabili come il sesso, l’età e l’aver avuto precedenti episodi di dolore cervicale. 

In questo momento di emergenza, il dolore cervicale è molto frequente tra i lavoratori che praticano smart working. Il dolore può essere causato da:

  • Posture sedute mantenute a lungo
  • Scarsa possibilità di variare la posizione, 
  • Posizioni scomode con il posizionamento del monitor non frontale,
  • Movimenti frequenti di rotazione del capo, 
  • Posizionamento del monitor e della tastiera troppo vicini al corpo.

Questi elementi, infatti, determinano un aumento significativo dell’elevazione delle spalle e della rigidità muscolare, oltre a un incremento dello sforzo visivo per mettere a fuoco. 

Cosa si può fare?

Gli interventi possono essere di due tipi: 

  1. Un intervento di tipo strutturale, mirato a progettare spazi e postazioni di lavoro mobili ed ergonomiche, e organizzando il lavoro in modo da permettere ai dipendenti di spostarsi e non assumere posture fisse per troppo tempo.
  2. L’aiuto di un fisioterapista. Grazie alla fisioterapia è possibile alleviare o prevenire i sintomi cervicali grazie a degli esercizi di rinforzo, allungamento e propriocettivi dei muscoli cranio-cervicali. Questi esercizi, infatti, permettono al lavoratore di sopportare meglio la giornata lavorativa, permettendo ai muscoli di affaticarsi meno. 

La ricerca scientifica ci dice che questo tipo di esercizi sono i più efficaci a medio-lungo termine. Tuttavia, in alcuni casi i pazienti necessitano di alcuni interventi di terapie passive quali massaggi, mobilizzazione del rachide e supervisione durante gli esercizi. Successivamente alla terapia passiva, il paziente dovrebbe comunque essere educato su come svolgere gli esercizi in maniera autonoma e indipendente. 

In generale, i risultati migliori si ottengono dalla combinazione di cambiamenti strutturali e di esercizi. I miglioramenti non sono solo a livello del dolore, ma anche a livello di soddisfazione e appagamento lavorativo, di stress e di miglioramento della produttività.

Quali esercizi?

Gli esercizi possono sembrare banali ma sono utilissimi per rilassare e al contempo rinforzare la muscolatura cervicale. Sempre con l’aiuto dell’opuscolo fornito da GTM e AIFI (consultatelo per approfondimenti) vi presentiamo 10 esercizi:

 

Hai dolore cervicale e non riesci a gestirlo? Fissa un appuntamento al 3493539959 o invia una email a info@fisiosprint.it

PREVENIRE È MEGLIO CHE CURARE

La crisi sanitaria che stiamo vivendo ci fa capire l’importanza della prevenzione. Ogni Paese necessita di essere lungimirante in ambito sociale e politico per riuscire a pianificare una strategia tale da evitare di trovarsi impreparati di fronte alle emergenze. In questo articolo, però, non voglio parlare di politica o di crisi nazionale: voglio parlare di te!

In ogni ambito, prevenire è meglio che curare, soprattutto in ambito sanitario e a livello personale. La prevenzione è un elemento sul quale possiamo, e puoi, avere un controllo diretto. La salute è la condizione essenziale per vivere nel migliore dei modi e per cercare di raggiungere tutti gli obiettivi che ci siamo prefissati.

Una pausa forzata, oltre che tanti lati negativi, ci può far riflettere sulla vita che stiamo conducendo. Può essere l’occasione per dire basta a tante cattive abitudini che ci accompagnano nel trascorrere dei giorni e abbracciare uno stile di vita sano.

Ci sono molti fattori su cui possiamo lavorare per migliorare il nostro stile di vita: alimentazione, qualità del sonno, ridurre le componenti stressanti, ma oggi voglio parlarvi dell’esercizio fisico.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) identifica l’inattività fisica come il quarto fattore di rischio per mortalità. È inoltre la causa principale dello sviluppo le cosiddette malattie non trasmissibili, cioè malattie cardiovascolari, tumori, diabete, etc. A livello mondiale 1 persona su 4 non si muove abbastanza. Questi dati aumentano nei paesi occidentali fino ad arrivare al 40% in alcune popolazioni. L’81% degli adolescenti risultava inattivo nel 2010.

Ma quanto è giusto muoversi?

Bambini da 6 a 18 anni:

Sempre l’OMS dice che i bambini e gli adolescenti devono fare almeno 60 minuti al giorno di attività fisica variabile da moderata ad alta intensità, fino ai 18 anni. Ogni minuto di movimento aggiuntivo non può che essere vantaggioso alla crescita del bambino. Inoltre definisce che fino ai 18 i bambini dovrebbero svolgere attività che mirano al rinforzo muscolare e osseo almeno 3 volte a settimana.

La nostra società sta formando adolescenti sempre più sedentari. L’educazione fisica nelle scuole è carente e non riesce a trasmettere il messaggio dell’utilità dell’esercizio agli studenti.

Adulti dai 18 ai 64 anni:

Gli adulti, sempre secondo l’OMS, devono svolgere almeno 150 minuti di attività fisica moderata o almeno 75 minuti di attività intensa, a settimana. Qualsiasi ulteriore attività fino a 300 minuti a settimana non può che migliorare la salute della persona. Anche in questo caso l’OMS dice di effettuare 2 o più giorni di rinforzo muscolare a settimana.

Anziani sopra i 65 anni:

Le raccomandazioni sono esattamente le stesse rispetto agli adulti. In questo caso, si consiglia alle persone con scarsa mobilità e più rigidi di praticare esercizi specifici per migliorare l’equilibrio e per prevenire le cadute almeno 3 volte a settimana.

Sono cose che forse sapevi già, ma è bene ribadire alcuni concetti chiave. L’esercizio fisico effettuato in maniera costante ha effetti positivi su:

–          Migliorare le capacità muscolari e cardiorespiratorie,

–          Migliorare la salute delle ossa e del sistema immunitario,

–          Ridurre il rischio di sviluppare ipertensione, patologie cardiache, ictus, diabete e varie forme tumorali (inclusi cancro al seno e al colon)

–          Ridurre il rischio di caduta negli anziani e il rischio di frattura del femore o delle vertebre

–          Garantisce un controllo ottimale del peso.

Inoltre le persone che svolgono attività fisica in maniera costante riducono il rischio di morte del 30%.

Sono cose che probabilmente già sai. Ora è il momento di dire basta a sedentarietà, sovrappeso e patologie croniche. Non è mai troppo tardi per iniziare e ricordati che fare poco e sempre meglio che fare niente!

ALIMENTAZIONE E QUARANTENA

Articolo scritto da:

Dott.ssa CANIL Stefania

LA QUARANTENA È UN PERCORSO E IL CIBO UN ALLEATO!

Nelle nostre zone inizia la quarta settimana di “quarantena”, con tutte le ripercussioni e i ritorni che questo stop forzato sta causando alla nostra vita su più piani.

Le principali preoccupazioni sono rivolte al campo della salute, al preservarsi dal contagio e dalla diffusione incontrollata del virus, che sta mettendo in ginocchio la nostra nazione. Dopodiché subentrano le problematiche economiche e dell’approvvigionamento. Non sappiamo come sarà gestibile, temiamo di rimanere senza i generi di prima necessità e desidereremmo solo poter tornare alla normalità.

La quarantena che stiamo rispettando è un percorso a fasi, ce lo hanno voluto presentare come uno “sprint” di due settimane, ma si è presto capito che non sarebbe stato sufficiente e così, già “provati” da una situazione così surreale, abbiamo avuto maggiori restrizioni e prolungamenti.

Che impatto ha questo su tutti noi?

Ne ha tanti, molti di più di quanti si posano riassumere in un breve articolo, però sicuramente ci mette alla prova. Persino nella situazione più rosea, ovvero in assenza di contagio, al sicuro tra le proprie mura domestiche, ha fatto il suo ingresso nella vita di tutti la dimostrazione concreta di quanto molte cose siano fuori dal nostro controllo.

E allora siamo tornati alle cose semplici: alla cucina, all’educazione dei figli, a riprendere quei lavori che avevamo sempre lasciato in sospeso… alle cose su cui un controllo ce l’abbiamo e va bene così. Si procede davvero così, a piccoli passi, senza farci investire dai numeri esibiti ogni momento di contagio e disperazione.

E il cibo, il cucinare, che ruolo può avere in questa storia?

Un ruolo da protagonista. Perché ci riporta a casa, alla condivisione. Mai come in questo momento, abituati ai supermercati sempre aperti, a poter sempre “fare un salto” a comprare uno sfizio, siamo costretti a comprenderne il valore, a non sprecarlo. La scelta sugli scaffali non è più infinita, non è più tutto scontato e torniamo a fare le liste (per fare spese intelligenti) e non acquistare solo per capriccio o in base alla pubblicità. Torniamo a comprare la materia prima: frutta, verdura, farina, lievito, carne e pesce, poi saremo noi ad abbinarli e cucinarli. Non è più tutto pronto!

Nei bellissimi articoli di molti professionisti del mio settore, i principali consigli sono di “concentrarsi sul bello delle piccole cose” e “prendersi cura di sé” in questo difficile momento. Bene, allora sappiate che potete passare anche da qui, nel riscoprire sapori, a volte fatica nel reperire ingredienti “preziosi”, dubbi circa la riuscita della ricetta, ma spesso grossa soddisfazione per il risultato alla fine della strada.

 

“Impara a cucinare, prova nuove ricette, impara dai tuoi errori, non avere paura, ma soprattutto divertiti.” (Julia Child)

 

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COSA VUOL DIRE SALUTE (ai tempi del coronavirus)

 

Questo articolo nasce dalla voglia di creare un dibattito e un confronto intorno ad un tema che ci sta molto a cuore. La salute delle persone e la sua relazione con l’attività fisica.

La pandemia causata dal coronavirus SARS-CoV-2 ha portato quasi tutti i paesi a prendere misure più o meno drastiche per tutelare la salute dei propri cittadini. La Cina è stata pioniera in questo e ha adottato misure di restrizione totale sui movimenti dei suoi cittadini, ma tra i paesi occidentali l’Italia è stata la prima che si è trovata a fronteggiare la pandemia tanto da creare il “modello Italia”: chiusura di scuole, chiese, poi delle attività che causano aggregazione come bar, ristoranti, musei e competizioni di squadra, e infine si è arrivati alla chiusura di alcune fabbriche ritenute non essenziali, a vietare le attività sportive e ricreative all’aperto (in realtà entro 200m dalla propria abitazione è consentito) e a limitare gli spostamenti dei cittadini solo alle attività ritenute essenziali (compreso andare a comprare le sigarette). Inoltre il “modello Italia” ha chiuso l’intera nazione mentre in Cina la chiusura è stata solo di alcune regioni.

Cosa hanno invece fatto gli altri paesi? Abbiamo scoperto così che lo stato che ha le misure restrittive più simili all’Italia è la Spagna dove le attività all’aperto sono proibite; in Francia si può uscire per un’ora al giorno, da soli o con persone del proprio nucleo familiare, in un raggio di un Km dalla propria abitazione; in UK l’attività fisica – corsa, ciclismo o passeggiata – rientra tra le attività essenziali da fare una volta al giorno, da soli o con i propri conviventi; stessa cosa per Belgio e Olanda; in Svezia “Esercizio fisico e pratica sportiva sono benefici per la salute pubblica, queste attività devono continuare. Non vi è necessità di annullare allenamenti, partite e tornei locali, palestre e centri sportivi possono restare aperti.” Destando però alcune polemiche per esempio del Financial Times. Potete trovare più informazioni a questo link.

Il virus è arrivato prima in Italia ed è quindi possibile che futuri emendamenti aumentino le restrizioni anche in altri paesi, ma le misure prese nei vari paesi ci fanno pensare a come è vista l’attività fisica e il valore che ogni stato gli attribuisce.

Queste misure sono state messe in atto dai vari stati per salvaguardare la salute dei propri cittadini, ma COSA VUOL DIRE SALUTE? Secondo l’OMS la salute è definita come “uno stato di totale benessere fisico, mentale e sociale e non semplicemente assenza di malattie o infermità”. Non vogliamo aprire un dibattito politico o discutere la natura di queste restrizioni, vogliamo però porre l’accento su come queste ultime possano andare ad impattare sulla salute fisica, mentale e sociale della popolazione.

In Cina stanno iniziando le prime manifestazione dei cittadini che sono esasperati dagli isolamenti sociali e dalle restrizioni, e possiamo presumere che questo sia un problema che prima o poi dovranno affrontare anche i paesi occidentali.

Trovare il giusto equilibrio tra salvaguardare la Salute e il sistema sanitario per colpa del SARS-CoV-2 e salvaguardare la Salute fisica, mentale e sociale dei cittadini sarà la sfida che nelle prossime settimane e mesi il governo dovrà affrontare. Apprendiamo con grande soddisfazione le campagne del Ministero della Salute che cercano di sensibilizzare i cittadini riguardo a come e perché sia utile fare attività fisica in casa. Lo stesso Ministero della Salute, a dire il vero, inizialmente aveva chiesto al governo di includere l’esercizio fisico come attività essenziale. Però questo tema in Italia (nel resto del modo abbiamo visto che per ora le misure sono meno restrittive) sembra attualmente marginale e fuori dalla discussione pubblica, o peggio in molti casi il runner è stato additato come il male assoluto, demonizzato e preso a modello negativo.

Questo problema, a nostro modo di vedere, ha origini culturali e deriva da una totale assenza di Educazione Fisica. Proprio come dice il nome si tratta di educare i cittadini, a partire dai bambini nelle scuole, rispetto i benefici che lo sport ha sul nostro corpo. Ne abbiamo già parlato e continueremo a parlarne, ma non è questo il momento per rielencarli. A scuola l’educazione fisica è una materia bistrattata dagli studenti, dai genitori e dagli stessi insegnanti di altre materie. Manca l’educazione nei bambini oggi per poter cambiare il modo di pensare domani. È assente, aldilà di questa situazione di emergenza, il discorso di prevenzione della salute; ci limitiamo a curare i sintomi che la vita sedentaria e frenetica crea piuttosto che cambiare il nostro modo di vivere in maniera sana e positiva, per mancanza di educazione rispetto a questo tema. Questo problema culturale, volenti o nolenti, è un qualcosa che prima (speriamo) o poi dovremo affrontare. E ricordiamoci che: “Coloro che pensano di non aver tempo per l’esercizio fisico prima o poi dovranno trovare il tempo per ammalarsi” (Edward Stanley).

A questo punto aggiungo anche un discorso di Educazione Civica, perché le norme, come abbiamo detto, inizialmente erano meno restrittive e l’attività fisica all’aperto era consentita. Però ci si è dovuti confrontare con la mentalità di alcuni cittadini che ha sfruttato quella possibilità per assaltare i parchi cittadini e prendere il sole, per correre in aggregazione e non rispettare le distanze e le misure di sicurezza che il governo indicava.

Per concludere questa riflessione vorremmo che l’attività fisica, la corsa, il riunirsi con la natura incomincino a diventare un punto fermo e importantissimo per la salute, fisica, mentale e sociale, dei cittadini. Ci auguriamo che l’educazione fisica acquisti importanza in ambito scolastico e che le campagne di prevenzione da parte del Ministero continuino e diventino ancora più importanti. Infine, speriamo che i cittadini acquistino maggiore educazione civica e fiducia nelle istituzioni e che il rispetto delle regole può portare ad una vita più serena e pacifica.

Adesso è il momento di stare uniti, di seguire le direttive (per quanto a volte non condivisibili), iniziare ad allenarsi (in casa o nei pressi della propria abitazione) e capire che lo sport è importante. Noi continueremo a portare avanti il nostro messaggio di vita sana e salutare attraverso la corsa, e speriamo che questo messaggio arrivi anche agli organi competenti; speriamo che da questa situazione drammatica nasca un dibattito sano e positivo volto a migliorare la SALUTE di tutti i cittadini.

VIVERE MEGLIO E PIÙ A LUNGO

Le malattie croniche sono causa di morte per circa 40 milioni di persone ogni anno (circa il 70% di tutti i decessi a livello globale). E il 15% delle morti, in Italia, sono causate dalla sedentarietà.

In questo articolo daremo sane informazioni su diabete, malattie cardiovascolari, respiratorie, tumori, e su un corretto stile di vita.

Una recente pubblicazione apparsa sul British Medical Journal afferma che

  1. non fumare,
  2. limitare l’assunzione di bevande alcoliche,
  3. fare attività fisica regolare,
  4. mantenere un peso corporeo adeguato
  5. mangiare cibo sano,

permette non solo di allungare, ma anche di migliorare la qualità di vita.

Risultato immagini per ATTIVITà fisica

La notizia può essere commentata come: 

“Ohibò, che vita amara!”

oppure 

“Beh, abbiamo scoperto l’acqua calda!”

E’ vero: si tratta di raccomandazioni scontate, ma la portata innovativa della ricerca pubblicata nel 2020 sul BMJ sta nell’evidenziare che alcuni fattori non solo influiscono sull’aspettativa di vita ma, associati fra loro, hanno una significativa incidenza sugli anni di vita senza malattie. 

In accordo con lo slogan: “Aggiungere vita agli anni e non anni alla vita!” 

I ricercatori hanno studiato i dati provenienti da un campione di oltre 100mila individui in un periodo compreso tra il 1980 e il 2014. Hanno esaminato persone non  fumatrici, con un Body Mass Index compreso tra 18.5 e 24.9, praticanti attività fisica da moderata a intensa per almeno 30 minuti al giorno, con minima assunzione di alcool e con una dieta sana. Elementi che hanno chiamato “fattori di stile di vita a basso rischio”.

Il risultato è stato che questi cinque fattori associati aiutano a vivere più a lungo e meglio, riducendo il rischio di malattie croniche. Ne consegue una migliore qualità di vita.

A titolo esemplificativo è emerso che per le donne che non adottano alcuno dei cinque fattori l’aspettativa di vita senza diabete di tipo 2 o malattie cardiovascolari è di 73 anni , mentre per chi ne adotta 4 su cinque, l’aspettativa è di 84 anni. Per gli uomini l’aspettativa è 81 anni.

Ma quanto esercizio fisico è raccomandato? Tra i 150 e i 300 minuti di moderata attività aerobica a settimana o tra i 75 e i 150 minuti di attività aerobica intensa. In aggiunta esercizi di rinforzo muscolare due o più giorni.

Va evidenziato peraltro che l’esercizio fisico, associato anche solo a uno o due dei fattori sopra descritti, permette comunque di aumentare gli anni di vita senza tumori, malattie cardiovascolari o diabete di tipo II, anche se i miglioramenti più significativi sono stati riscontrati in coloro che li hanno “adottati”  tutti e cinque.

Risultato immagini per cibo sano

L’adozione di uno stile di vita salutare arreca benefici non solo al singolo individuo ma all’intera collettività, riducendo la spesa sanitaria ed incrementando l’efficienza del sistema sanitario.

Le politiche nazionali per migliorare un’aspettativa di vita libera da patologie che ne inficiano la qualità non dovrebbero quindi limitarsi a misure interdittive (quali ad esempio il divieto di fumare in luoghi pubblici) ma promuovere una sana alimentazione ed un corretto esercizio fisico.

A voi la scelta se andare a correre o farvi una birra al pub (rischiando il coronavirus).

(Healthy lifestyle and life expectancy free of cancer, cardiovascular disease, and type 2 diabetes: prospective cohort study, BMJ, Published 08 January 2020)

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